Tassa di soggiorno in Italia
Come calcolarla e dichiararla?

Maggio 2025
La tassa di soggiorno è un’imposta prevista in molte località, la quale consiste in un versamento da parte dei turisti che si fermano a soggiornare per almeno una notte. La tassa va corrisposta per ogni singolo giorno di permanenza e per ogni singola persona, eccetto alcune eccezioni. Scopri come calcolare l’imposta di soggiorno e come dichiararla al comune di competenza.

I motivi per cui è nata la tassa di soggiorno
L’imposta è stata introdotta per la prima volta nel 1910 e poi abolita nel 1989. A partire dal 2011, la tassa di soggiorno è rientrata in vigore, e della sua gestione se ne occupano esclusivamente i comuni, i quali hanno la possibilità di decidere se applicare o meno l’imposta a carico dei turisti. L’imposta di soggiorno nasce con due obiettivi principali:
- Generare delle entrate extra attraverso il turismo, con lo scopo di migliorare alcuni aspetti fruibili dai visitatori, dalle infrastrutture ai beni culturali
- Intensificare i servizi locali, da mettere a disposizione dei turisti così come dei residenti, tra cui i mezzi pubblici e la pulizia urbana.
In quali casi si paga l’imposta di soggiorno?
Come già detto, la tassa di soggiorno è a carico dei turisti che alloggiano in qualunque struttura ricettiva, come hotel, B&B e case vacanza, oltre ai campeggi e agli ostelli. L’imposta, di conseguenza, non si applica nel caso in cui una persona affitti un appartamento ad uso turistico all’interno del comune in cui risiede. Le regole cambiano da comune a comune per quanto concerne le esenzioni, che in linea generale riguardano:
- I bambini di età inferiore ai 12 anni
- I soggetti affetti da disabilità e i loro accompagnatori
- Le persone che viaggiano per ragioni professionali
Quanto costa la tassa di soggiorno?
I comuni, oltre a stabilire se applicare o meno l’imposta per affittare appartamento vacanze, si occupano anche di deciderne l’importo e le regole. Si parte da poche decine di centesimi per notte fino a superare i 5 euro giornalieri, e la tariffa può variare anche all’interno dello stesso comune in base ad alcuni aspetti:
- Categoria della struttura ricettiva: Generalmente, la tassa di soggiorno da versare per un pernotto in un hotel di lusso è più alta rispetto a quella relativa alle case vacanza e ai campeggi
- Prestigio della località: Le città turistiche spesso applicano delle tariffe più alte, come Venezia e Roma, la cui imposta in alta stagione supera i 5 euro.
- Durata del soggiorno: La tassa si calcola per notte e per persona, ma molti comuni si limitano ad applicarla per un numero massimo di giorni.
Quali sono i comuni che applicano le tariffe più alte?
Le città d’arte e, in generale, i luoghi di grande richiamo turistico, applicano le tariffe maggiori. Ecco un quadro della situazione italiana:
- Tassa di soggiorno Roma: La tariffa nella Capitale d’Italia varia dai 3 ai 7 euro in base alla categoria della struttura ricettiva
- Tassa di soggiorno Firenze: Il capoluogo toscano si colloca tra le città più care dal punto di vista della tassa di soggiorno. Il comune, infatti, richiede dai 4 euro fino ai 5,50 euro al giorno, in base al costo della camera
- Tassa di soggiorno Milano: La capitale della moda applica un’imposta di soggiorno che parte dai 2 per arrivare ai 6 euro. Sono previste delle esenzioni per determinati eventi, come fiere e congressi
- Tassa di soggiorno Venezia: La tariffa stabilita dal comune di Venezia cambia sia a seconda del tipo di struttura sia in base al periodo dell’anno. Si va da un minimo di 10 centesimi giornalieri richiesti per soggiornare in campeggio in bassa stagione fino ai 5 euro quotidiani per le prenotazioni negli hotel 5 stelle.
Pro e contro dell’imposta di soggiorno
L’imposta è da anni al centro di dibattiti, poiché ritenuta positiva sotto certi aspetti e negativa sotto altri.
I vantaggi
- La tassa garantisce ai comuni un continuo flusso di entrate, utili per migliorare la qualità dei servizi delle città. Ad esempio, Venezia impiega la tassa di soggiorno per la manutenzione dei canali e dei monumenti, mentre Firenze ne usa buona parte per tenere in perfetto stato il suo immenso patrimonio culturale
- Tali entrate economiche favoriscono anche i residenti, considerando che gli importi ricavati vengono investiti sui servizi ai cittadini
- Può fungere da regolatore del turismo, abbassando l’eccessivo numero di visitatori che soggiornano in determinate città, in primis Venezia, Roma e Firenze
Gli svantaggi
- Non essendo un’imposta fissa e non applicata da tutti i comuni, tende a confondere i turisti
- Non sempre i comuni dichiarano in che modo investiranno i proventi della tassa di soggiorno, e sono pochi i casi in cui le spese vengono documentate
- La tassa può svantaggiare le località con meno attrattiva turistica: proprio per questo motivo molti sindaci preferiscono non applicarla
- Può influire in modo notevole sulle famiglie, facendo perdere l’interesse verso una determinata città a favore di altre destinazioni
- È spesso malvista dai turisti, che la considerano un semplice sistema per applicare un sovrapprezzo
Come si paga la tassa di soggiorno?
L’imposta viene pagata dai turisti al gestore della struttura, che poi la verserà al comune di competenza. Le procedure possono variare a seconda delle regole comunali. Vediamo come devono procedere gli host:
- Pagamento da parte degli ospiti: Gli host possono accettare pagamenti in contanti, con sistemi elettronici e persino attraverso il portale per affitti vacanze
- Bisogna tenere la contabilità di tutte le tasse ricevute: possono essere utilizzati sistemi tradizionali come i registri manuali così come dei più evoluti software gestionali
- Per quanti riguarda i dati, è necessario registrare: il numero degli ospiti; la durata del soggiorno; l’importo riscosso; la presenza di eventuali esenzioni
- Dichiarazione al comune: Prima di procedere con il versamento, l’host è tenuto a presentare una dichiarazione in cui riassumere il totale delle somme raccolte. La trasmissione può essere eseguita in diversi modi, come ad esempio compilando l’apposito modulo cartaceo oppure inviando il tutto in modalità telematica utilizzando i servizi messi a disposizione dall’ente
- Versamento: Una volta calcolata la somma e presentato al comune il totale da versare, bisogna effettuare il pagamento. I gestori delle strutture ricettive dispongono di alcune opzioni, tra cui il bonifico bancario, il bollettino postale oppure il versamento tramite i portali telematici: numerosi comuni offrono l’opportunità di versare l’importo attraverso PagoPA, il portale telematico della Pubblica Amministrazione.
- Custodire la documentazione: Per evitare problemi è bene conservare le ricevute rilasciate agli ospiti, fare una copia della dichiarazione presentata all’ufficio comunale competente e custodire la prova del pagamento. I controlli possono avvenire entro i successivi 5 anni e sono eseguibili sia dal comune sia dall’Agenzia delle Entrate
- Il pagamento viene solitamente richiesto su base trimestrale o semestrale